Francesca Antonelli, Scrivere e sperimentare. Marie-Anne Paulze-Lavoisier, segretaria della “nuova chimica” (1771-1836)
Università di Bologna- Université Paris Cité elena.danieli3@unibo.it
Roma, Viella, 2022, p. 284. Edizione cartacea - ISBN: 9791254691946
Edizione digitale Open Access - ISBN: 9791254693018
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Il libro di Francesca Antonelli è un’indagine sul gesto della scrittura e sulla conservazione delle pratiche scientifiche attraverso le tracce di Marie-Anne Paulze-Lavoisier, segretaria e promotrice della «nuova chimica» nella Parigi tra Lumi, Rivoluzione e Restaurazione.
Questa cronologia piuttosto anomala per gli studi su Lavoisier e sulle scienze settecentesche permette di ripercorrere l’intero arco dei cinquant’anni in cui Paulze-Lavoisier (1758-1836) intervenne nei Registres de laboratoire del chimico dal matrimonio tra i due, nel 1771, agli ultimi anni della vita di lei. I capitoli del volume si muovono attraverso spazi altrettanto peculiari: nei laboratori dell’Académie des sciences e delle case dei coniugi Lavoisier, nei cabinets per lo studio delle materie sperimentali, nei salons parigini e nei giardini cittadini. Si tratta degli ambienti pubblici e privati in cui Paulze-Lavoisier collaborò all’impresa della «rivoluzione chimica» e in cui costruì per se stessa delle forme di visibilità su misura per lei. In questi spazi lasciò l’impronta della sua autonomia e della sua autorialità. Antonelli ricostruisce le capacità di intervento di Paulze-Lavoisier riconoscendola in tracce che prima erano state ignorate e scorgendone l’iniziativa in occasioni e manovre in cui il suo ruolo era stato soltanto intravisto. In questo volume Paulze-Lavoisier non è la protagonista di una biografia classica di una donna intraprendente e capace di ricoprire una varietà di incarichi come segretaria, traduttrice, assistente e illustratrice. È invece la persona che permette di adottare una prospettiva peculiare e nuova di una donna colta, inserita e attiva in un laboratorio frequentato da soli collaboratori uomini. Attraverso la testimonianza di Paulze-Lavoisier, Antonelli guida l’osservazione delle dinamiche interne, dalla divisione delle mansioni, alla quotidianità del lavoro e delle pratiche di registrazione delle attività di un laboratorio celebre nella storia della chimica, qui esplorato con uno sguardo inedito.
I primi due capitoli del libro si concentrano sui Registres de laboratoire, quattordici quaderni compilati con le osservazioni delle pratiche sperimentali, che sono state le fonti principali del lavoro di Antonelli. Le pratiche di annotazione e di compilazione dei quaderni permettono di rintracciare il percorso della costruzione del pensiero chimico lavoisieriano e di osservare il lavoro che precedeva la pubblicazione della versione ordinata ed editata delle opere della «nuova chimica». Nonostante queste fossero date alle stampe con il nome di Lavoisier, i quaderni sono una testimonianza del lungo processo di elaborazione e dell’impegno collettivo che stava dietro le pareti del laboratorio (cap. 1). Il lavoro di Antonelli è sensibile agli aspetti materiali dei Registres, agli appunti e ai disegni veloci ai margini dei fogli, alle righe barrate e riscritte, ai foglietti incollati per integrare pagine già piene, ai cambi di grafia e alla rilegatura. Tutti questi elementi sono rivelatori della funzione e dell’importanza che i Lavoisier attribuivano ai protocolli. Anche la carta dei quaderni reca gli indizi della loro centralità nella routine del laboratorio: porta i segni della cera delle candele accese durante il lavoro con il buio della sera, e delle bruciature dovute ai residui incandescenti degli esperimenti di combustione dei diamanti. Con le sue osservazioni, Antonelli allontana la chimica lavoisieriana dall’immagine di un prodotto intellettuale, perfetto e mentale. Le fasi della sua costruzione si fanno tangibili nei Registri di laboratorio, ed emergono come processi faticosi fatti di tentativi, fallimenti, verifiche e da un ingente lavoro collaborativo. Le pagine dei Registres sono interpretate anche come documenti biografici in cui trovare un accesso originale all’indagine dello straordinario ruolo di Paulze-Lavoisier come segretaria, che continuò nel suo lavoro di riscrittura, modifica e riordino per decenni, ben oltre la morte del coniuge (cap. 2). Queste caratteristiche portano Antonelli a parlare dei quaderni come «un archivio dell’esperimento» in cui è possibile osservare il passaggio dalla loro funzione di protocolli mobili e modificabili negli anni della loro compilazione originaria a quella di documenti ordinati e consolidati ai fini della loro fruibilità e conservazione futura. Il terzo capitolo si concentra sulle rivendicazioni di autorialità e di affermazione di Paulze-Lavoisier come collaboratrice attiva e visibile nel laboratorio. In alcune annotazioni di Paulze-Lavoisier sparse nei Registres, Antonelli nota delle incoerenze di stile e dei passaggi peculiari dall’uso tipico del pronome impersonale alla prima persona personale. L’autrice interpreta questi frammenti come segnali di un atteggiamento di sfida contro la modestia intellettuale richiesta alle donne, e come il tentativo di conquista di una visibilità nel progetto di costruzione della «nuova chimica». Paulze-Lavoisier perseguiva questo stesso obiettivo durante gli esperimenti, fuori e dentro il laboratorio. Durante le dimostrazioni negli spazi pubblici come il Jardin de l’Infante e in quelli privati delle residenze della coppia in rue des Bons Enfans e all’Arsenal, Paulze-Lavoisier era la responsabile visibile della registrazione delle esperienze davanti a tutti gli invitati a queste occasioni di scienza e sociabilità. Il capitolo quarto è dedicato a Paulze-Lavoisier nelle vesti di promotrice della «nuova chimica». Il suo impegno si concretizzò in varie forme: fu traduttrice, corrispondente anche a nome del marito, e salonnière che agevolava gli incontri tra savants interessati alle teorie anti-flogistiche propugnate da Lavoisier. In questi gesti e in queste azioni, Antonelli legge degli intenti di autopromozione. Questa è la stessa interpretazione che dà a tre famosi disegni di Paulze-Lavoisier del laboratorio del marito, in cui quest’ultima scelse di autorappresentarsi negli stilemi classici dell’intellettuale nell’atto di scrivere. L’ultimo capitolo si riferisce agli anni del secondo matrimonio di Paulze-Lavoisier con il conte Rumford e al periodo conclusivo della sua vita dopo il divorzio dal fisico (cap. 5). In quegli anni, grazie ad una vera e propria operazione culturale costruita sui Registres cui avevano lavorato assieme, Paulze-Lavoisier riuscì a riabilitare la memoria del primo marito che la condanna alla ghigliottina durante il Terrore aveva gravemente danneggiato. Antonelli indaga come Paulze-Lavoisier condusse questo suo progetto diventando la prima a dare forma alla rappresentazione di Lavoisier come ideatore e fondatore di un nuovo modo di fare scienza, oltre che di fare chimica.
Il libro, disponibile anche in Open Access, è edito per Viella, casa editrice romana specializzata in storia. Questa sembra una scelta interessante alla luce degli esperimenti di ibridazione storiografica che prendono forma nel volume. Storia della scienza, dei saperi scientifici, storia dell’oggetto, storia del libro, storia delle donne e storia di genere si amalgamano insieme, senza perdere di vista le loro specifiche linee d’indagine. Grazie ad uno sguardo materiale sugli archivi canonici della storia della chimica lavoisieriana, Antonelli ricostruisce la fisicità del lavoro al laboratorio dell’Arsenal. La prima parte del libro, in cui l’autrice guida l’attenzione delle sue lettrici e lettori su dettagli grafici e materiali che senza la sua sensibilità sarebbero andati perduti, è la più interessante da un punto di vista metodologico. L’analisi di particolari mai valorizzati prima svela la loro importanza come indizi significativi per rintracciare le routine del lavoro, le dinamiche tra i collaboratori, la progettazione di un esperimento nel suo sviluppo e per ricostruire i processi mentali, materiali e ambientali delle forme dei saperi scientifici. Il suo approccio alla materialità delle fonti introduce uno stile innovativo nel panorama della storiografia contemporanea delle scienze. Inoltre, il profilo di Paulze-Lavoisier che traccia Antonelli è notevole per la storia di genere e delle donne, spesso affrontate attraverso testimonianze indirette, studiate invece su fonti dirette e manoscritte. L’autrice fa emergere Marie-Anne Paulze-Lavoisier dalla sua stessa grafia nelle pagine dei Registres come una donna dalla personalità vivace e consapevole, in costante tensione tra modestia e ricerca di visibilità intellettuale e sociale. Paulze-Lavoisier viene tratteggiata come donna “di scrittura” che si riprende l’autorialità che le è negata nelle pubblicazioni attraverso il disegno, la corrispondenza, la performance pubblica del gesto della annotazione, e soprattutto con la stesura e la riscrittura degli appunti del laboratorio. Ne affiora una forma di visibilità che lei stessa si costruì per sé, che si scontra con l’invisibilità imposta dalle circostanze sociali, culturali e di genere dei Lumi, in un’ennesima riprova della loro profonda ambivalenza per le donne.
Scrivere e sperimentare è tutto costruito su dinamiche di visibilità e invisibilità, sia per le sue fonti, mai nascoste ma mai viste prima, sia per la sua protagonista che, pur rendendosi visibile, è rimasta celata. Questo lavoro è il risultato di una ricerca coraggiosa nel seguire fonti sulla soglia dell’impercettibilità e brillante nel tracciare delle traiettorie originali nella storiografia di genere della scienza. É anche uno strumento imprescindibile per chi volesse reperire metodologie innovative nell’osservazione della documentazione d’archivio, tanto nei suoi contenuti quando nella sua materialità. Il libro di Antonelli è una lettura coinvolgente della vita e dell’opera di Paulze-Lavoisier, che fornisce un’interpretazione convincente della sua tensione all’autorialità. Infine, è un invito a scorgere con uno sguardo nuovo le tante forme di visibilità e di invisibilità delle donne nella storia e nelle scienze.